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15 luglio 2011 5 15 /07 /luglio /2011 19:05

«Ti dico che qualcuno ha fatto scattare le telecamera! E’ sensibilissima e…»

«Sì, certo, un bel gattone magari!» Reffe era appena arrivato con il suo operatore.

«Se permettete, adesso ci pensiamo noi. Gli accordi erano chiari: il servizio lo facciamo noi, non mi fido dei vostri giocattoli truccati »

L’uomo era alto e massiccio, la voce forte dall’impostazione perfetta era incrinata dal tono sprezzante.

Era deciso a demolire una volta per tutte quel pagliaccio che faceva pacchi di soldi con le sue false avventure nel paranormale.

Lilia lo aveva visto arrivare e aveva capito subito che non era simpatico a Christian. Aveva capito anche un’altra cosa: doveva stare lontana da quei cosi neri che si muovevano quando sembravano fermi.

Quando era calata la notte, erano andati avanti a lungo a parlare e a trafficare attorno a quegli oggetti strani, ma poi erano andati tutti a dormire.

Lilia finalmente aveva potuto uscire dalla cucina, prudentemente era salita lungo la scala un po’ scricchiolante, ma conosceva tutti i gradini e tante volte giocava a salirla senza fare il più piccolo rumore.

Christian dormiva sempre profondamente, Lilia non sapeva cosa fare, voleva  salire da lui per restare a guardarlo alla luce della luna che filtrava dalla finestra.

Un impulso insensato le aveva fatto allungare una mano per accarezzarlo, toccarlo almeno una volta, si sentiva come se le farfalle le volassero nello stomaco, il cuore le batteva così forte che le sembrava perfino di averlo nelle orecchie, era così bello e lei si sentiva così leggera, “Oh mamma, ma cosa mi succede?”.  Piano, con la punta del dito, gli sfiorò il braccio.

Quando girava attorno alla casa aveva visto molti uomini senza camicia, ma non ne aveva mai toccato nessuno, anzi, le avevano sempre fatto provare un certo disgusto, inoltre, la mamma, le aveva detto di stare sempre lontana, ma per lei non era mai stato difficile: i ragazzi la deridevano e i più vecchi le dicevano cose altrettanto cattive che non sempre capiva, capiva solo dal tono della voce che erano cose sporche,se le avesse dette al curato sicuramente avrebbe predetto per quegli uomini le fiamme dell’inferno, mentre a lei diceva sempre che gli Angeli del Signore l’avrebbero protetta.

Continuava a guardare Christian, sentiva la sua pelle sotto il dito: era così morbido ed aveva un profumo di fresco, particolare, frizzante, si sentiva turbata… Era quasi come la mamma, ma era diverso: lei profumava di pane e di biscotti e di tante cose buone e quando l’abbracciava, la teneva stretta, stretta e  a lei piaceva affondare in quelle braccia sempre accoglienti…

I peli dell’avambraccio le fecero il solletico, voleva ridere di gioia, ma il timore gelò il suo riso.

Se fosse stata bella come la signora che era venuta in cucina... Il dolore l’afferrò quasi a tradimento.

Ritirò la mano bruscamente: lui non doveva vederla, non avrebbe mai dovuto vederla!

Una lacrima cadde sul braccio, quasi dov’era stata la sua mano, scivolò piano fino a perdersi nel lenzuolo.

 

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