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17 marzo 2011 4 17 /03 /marzo /2011 16:43

L’ARMADIO ANTICO

 

Finalmente! Era quasi giunta l'ora di tornare a casa, Raffaella attendeva che gli ultimi bambini venissero prelevati dalle mamme; erano ormai le cinque passate e la scuola materna stava per chiudere.

Fuori il buio era ancora più cupo del solito, una pioggia fine continuava a battere contro le finestre di quel vecchio edificio, lei si volse a guardare oltre i vetri e si ritrovò a pensare nuovamente; avvertiva un leggero senso di attesa, come se qualcosa dovesse accadere da un momento all'altro.

Aveva controllato tutto per l'ennesima volta: gli zainetti dei bambini erano a posto, le porte delle aule e della mensa erano state chiuse come al solito dalla cuoca e la Madre Superiora stava chiacchierando amabilmente con una mamma poco distante.

Raffaella si scosse dai suoi pensieri quando sentì Suor Delia che le suggeriva di andarsene "Stai bene, Raffaella?" Lei rispose con un cenno, sorridendo.

Ritrovarsi all'aperto, sul marciapiede, le diede un senso di sollievo; assaporò il freddo e l'umidità senza provare fastidio: irrazionalmente le sembrava di essersi scaricata un peso dalla coscienza, ma forse era tutto frutto della sua fantasia, forse era anche il periodo, Ognissanti, forse il cambiamento di casa, vivere finalmente in una casa tutta sua…

Probabilmente tutto lo stress accumulato le stava giocando brutti scherzi.

Raffaella si incamminò verso il supermercato per una spesa veloce e poi a casa.

Entrando nel palazzo d'epoca si diresse verso l'elegante ascensore in ferro battuto dove già attendeva la signora del terzo piano; si scambiarono le solite frasi di circostanza.

"Ha visto che tempo?"

"Sì, ormai piove da giorni, che barba!"

"Prima o poi smetterà, arrivederci!"

La signora la lasciò sola e Raffaella proseguì per l’ultimo piano.

Prima di entrare scese la rampa di scale per controllare la pianta che aveva sistemato sul davanzale della finestra delle scale, lo faceva sempre, poi, finalmente, si decise e salì i pochi gradini rovistando in cerca delle chiavi nella grande borsa.

Davanti alla porta ebbe un attimo di incertezza, avvertì ancora quella sottile sensazione di ansia, come l'aspettativa di qualche cosa di indefinito. Scosse il capo quasi infastidita dai suoi pensieri e si ripeté per l'ennesima volta che era solo la sua paranoia a giocarle brutti scherzi.

Inserì la chiave nella toppa e con una leggera spinta la porta in legno si aprì.

 

L'appartamento era completamente immerso nell'oscurità, l'unica luce era quella del pianerottolo che formava un piccolo triangolo sull'uscio.

Raffaella non riusciva a muovere un passo per entrare, sentiva che qualcosa non andava, come se in casa ci fosse qualcuno.

Una sensazione tangibile, quasi spaventosa e brevissima.

Allungò una mano all'interno per accendere la luce dell'ampio ingresso arredato come una biblioteca, la luce morbida e calda si diffuse e le ombre dell'istante precedente furono spazzate via.

 

La scuola materna era in festa e quella sera Raffaella si era fermata un po’ di più per terminare di addobbare il corridoio con le piccole lanterne in cartoncino e carta velina; sistemò con cura l'ultima decorazione, raccolse i festoni e gli angioletti rimandando il resto del lavoro al lunedì successivo.

Era ormai trascorso più di un mese da quello strano episodio, Raffaella non ci pensava più e quel venerdì sera stava rientrando a casa contenta perché la sua amica Liliana sarebbe venuta insieme a Michela per l'abituale pizzata del mese, il loro appuntamento tradizionale.

Si ritrovò nuovamente immobile sull'uscio del suo appartamento, la porta appena aperta. i rintocchi dell'antico pendolo a muro la colsero di sorpresa, sentì il cuore balzarle in gola con un guizzo che le procurò un dolore inaspettato.

L'ingresso era completamente immerso nell'oscurità di quel tardo pomeriggio prenatalizio; le luci dell'albero di Natale erano accese creando piccole ombre sulla parete e i lampi iridescenti assumevano un aspetto opprimente.

Raffaella provava ancora quella sensazione; scrutava in attesa il buio come se da un momento all'altro potesse manifestarsi un entità sconosciuta.

Accese la luce dell'entrata e tutto svanì: il fresco profumo di eucalipto diffuso dall'umidificatore la ristorò ed il finto abete carico di fili e palline colorate era finalmente allegro e festoso.

Raffaella respirò a fondo e decise che quella sera avrebbe preparato anche il piccolo presepe appena acquistato.

Mentre si liberava velocemente delle scarpe e degli abiti, un piccolo scricchiolio la fece sobbalzare, ma sorrise riconoscendo subito il rumore abituale del legno antico che proveniva dal suo prezioso armadio.

Ormai immersa nel preparativo della cena, non pensava più alle stranezze di quegli ultimi tempi: di lì a poco Liliana e Michela sarebbero arrivate.

Mentre stava finendo di preparare la tavola  si rese conto di aver dimenticato di telefonare a suo fratello; iniziò a comporre il numero ma qualcosa di impalpabile la fece di nuovo soffermare; avvertì un lieve capogiro poi il buio.

                                                            (CONTINUA.....)

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